L’ictus letteralmente significa “colpo”. È un danno cerebrale improvviso e si verifica quando il flusso sanguigno diretto al cervello si interrompe. L’ictus è un evento frequente e rappresenta la prima causa di invalidità nel nostro paese. Ogni anno 2 italiani ogni 1000 hanno un primo ictus. Per questo motivo, spesso ci si chiede come funziona la ripresa dopo l’ictus ischemico.
Continua a leggere l’articolo per vedere che cos’è l’ictus ischemico e come si riabilita!
Che cos’è l’ictus ischemico?
Intanto è necessario fare una premessa. Esistono due situazioni che possono portare a un ictus. Nel caso dell’ictus emorragico una parete di un vaso arterioso si rompe. Il sangue, quindi, fuoriesce invadendo il tessuto nervoso e provocando una necrosi da schiacciamento.
L’ictus ischemico, di cui parliamo oggi, ha caratteristiche diverse: si genera dalla chiusura di un vaso sanguigno. Questa chiusura crea una trombosi. Il sangue, quindi, non arriva più e ne deriva un’ischemia cerebrale o infarto cerebrale. Anche in questo caso, si genera una necrosi del tessuto.
Le differenze tra le tipologie di ictus le trovate in un nostro articolo apposito!
Quali sono le possibili conseguenze?
I quadri clinici conseguenti a un ictus ischemico sono diversi. A seconda delle conseguenze emerse si può identificare l’area cerebrale danneggiata.
Le principali conseguenze che possono verificarsi sono:
- paralisi, parestesie (alterazioni nella percezione di alcune sensazioni)
- disturbi visuo-motori (ad esempio, l’atassia ottica)
- deficit del linguaggio
- disturbi delle funzioni esecutive
Esistono, però, dei campanelli d’allarme! Nel 10-15% dei casi l’ictus ischemico è preceduto da un attacco ischemico transitorio. Si tratta di un ictus di breve durata. Si può manifestare con difficoltà a parlare e a comprendere, paralisi facciale o degli arti, vertigini. L’attacco ischemico transitorio ha sintomi simili a quelli dell’ictus, ma temporanei.
Come funziona la ripresa dopo l’ictus?
La riabilitazione è basata sul concetto di plasticità. Grazie alla plasticità, dopo un ictus o un qualsiasi danno cerebrale, il cervello ha la capacità di riorganizzarsi. Ovviamente, la riorganizzazione e il recupero funzionale dell’area dopo la lesione dipendono dalla quantità di tessuto risparmiato dal danno. Se l’ictus non distrugge totalmente il tessuto cerebrale, infatti, esso può gradualmente riprendere la sua funzionalità.
Tempi di recupero dopo l’ictus
Il recupero può richiedere un periodo di tempo tra settimane, mesi e diversi anni. La valutazione cognitiva permette di stabilire con maggiore certezza le potenzialità di recupero. La riabilitazione successiva alla valutazione ne accelera il processo. La riabilitazione precoce aiuta a prevenire ulteriori conseguenze. Per questo motivo, il percorso riabilitativo si avvia non appena il paziente si è stabilizzato. Prima si interviene e minori saranno i danni riportati a livello cerebrale!
Vediamo adesso alcuni casi di riabilitazione dopo l’ictus.
Riabilitazione dell’emiparesi
A seconda del quadro clinico del paziente si utilizzano protocolli riabilitativi differenti. L’emiparesi è la perdita parziale percettiva e motoria di una metà del corpo. In questo caso, si può utilizzare il Mirror Box Training. Sfruttando i fenomeni plastici, è stata studiata una forma di riabilitazione che sfrutta le capacità dei neuroni mirror o neuroni specchio. Essi rispondono all’osservazione del movimento di un’altra persona.
Viene chiesto al paziente con emiparesi di muovere la mano sana guardandosi allo specchio. In questo modo nel paziente nasce l’illusione di poter muovere la mano che non ha più. Dopo di ché, viene chiesto al paziente di provare ad eseguire il movimento con la mano affetta da paresi. Tale terapia genera una maggiore attivazione delle aree motorie ed un aumento della probabilità di recupero.
Nel caso di deficit cognitivi
Una delle tecniche di riabilitazione maggiormente utilizzate per l’ictus è la neuromodulazione. Queste tecniche modulano l’attività dei nostri neuroni e stimolano la neuroplasticità. I fenomeni plastici avvengono nel cervello a prescindere da una stimolazione esterna ma quest’ultima ha la capacità di potenziarli!
L’intervento riabilitativo può essere diretto o indiretto. Nel primo caso, è specifico per l’area e la funzione lesa. Nel secondo caso, invece, lo scopo è l’attivazione di funzioni che sono in rapporto neurologico e funzionale con la funzione lesa.
Il protocollo proposto in MindLenses è un ottimo esempio di neuromodulazione non invasiva utilizzabile per la riabilitazione per l’ictus ischemico. L’adattamento prismatico permette di stimolare la plasticità. Successivamente, tramite l’utilizzo dei Serious Game si stimolano funzioni come il linguaggio, la memoria e l’attenzione.
Inoltre, come dicevamo nel precedente articolo, è stato presentato un case study su una paziente con atassia ottica post ictus. Nello studio è stato utilizzato MindLenses come protocollo riabilitativo. Il trattamento ha portato miglioramenti nelle abilità visuo-spaziali, attenzionali, linguistiche ed esecutive. Nonostante queste evidenze siano supportate da dati preliminari di neuroimaging, indicano un’aumentata connettività cerebrale nelle aree danneggiate.
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Bibliografia sulla ripresa post ictus
https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fnhum.2017.00617/full
Danesin L., Giustiniani A., Ranzini M., D’Imperio D., Rigon J., Ferrazzi G., Menardi A., Meneghello F., Oliveri M., Vallesi A., Semenza C., Burgio F. (2022, January 27). A new approach in the treatment of Optic Ataxia: evidence from a single case study [Conference presentation]. European Workshop on Cognitive Neuropsychology 2022, Brixen, Italy.
2 Responses
[…] deambulazione. Queste difficoltà sono legate a deficit a livello di coordinazione dei movimenti. Come abbiamo detto nello scorso articolo, una delle conseguenze può essere anche l’emiparesi. L’emiparesi è la perdita parziale di percezione e movimento di una metà del […]
[…] Come per l’ictus ischemico di cui parlavamo in questo articolo, il recupero funzionale e cognitivo varia molto da caso a caso. Alcuni pazienti dopo settimane o mesi dall’inizio della riabilitazione ritornano come prima dell’emorragia, altri presentano disfunzioni permanenti. […]