Secondo l’Osservatorio Ictus Italia, nel nostro paese, quasi un milione di persone vive con un’invalidità a seguito di un ictus cerebrale. Dopo le malattie cardiovascolari e il cancro, l’ictus cerebrale è la terza causa di morte e la prima causa di invalidità. A un anno di distanza dall’evento purtroppo circa un terzo delle persone colpite presenta un livello di disabilità tale da far perdere loro la possibilità di essere autonome. Analizziamo le conseguenze che insorgono dopo un ictus ischemico o emorragico e quali sono, oggi, le tecniche di riabilitazione per recuperare le funzioni cognitive e motorie dopo un ictus.
Quali sono le tipologie di ictus?
Esistono due tipologie di ictus: ictus ischemico che è di gran lunga la forma più frequente e colpisce in particolare soggetti anziani, e l’ictus emorragico.
L’ictus ischemico
L’ictus ischemico avviene a seguito del restringimento o della occlusione di un vaso arterioso cerebrale, o di un’arteria immediatamente precedente alle arterie cerebrali, a causa di un trombo o di un embolo. Per ischemia infatti si intende la riduzione o la mancanza dell’afflusso di sangue ossigenato a un tessuto o un organo.
I trombi sono coaguli di sangue attaccati alle pareti interne dei vasi sanguigni, mentre gli emboli sono coaguli di sangue che si formano dal distaccamento di un trombo: circolando nel sistema vascolare, quando raggiungono un vaso di diametro pari o più piccolo di diametro, bloccano il flusso sanguigno.
L’ictus emorragico
Un ictus emorragico si manifesta quando un’arteria cerebrale si rompe. L’apporto di sangue viene meno e soprattutto si determina una pressione sul tessuto cerebrale tale da danneggiarlo.
Quali sono le conseguenze di un ictus ischemico o emorragico?
Le conseguenze di un ictus dipendono da moltissimi fattori: tra questi, il tipo di ictus. la parte del cervello interessata, e il tempo trascorso tra il sorgere dei primi sintomi e l’intervento medico. Data tale grande variabilità, è normale aspettarsi che anche la riabilitazione post ictus assuma diverse forme. Vediamole insieme.
Dopo un ictus, alcune persone soffrono solo di disturbi lievi, che con il tempo divengono quasi trascurabili; altri, invece, portano gravi segni per mesi o per anni, con importanti limitazioni nelle attività della vita quotidiana.
A seconda dell’ictus, possono venire danneggiate le funzioni motorie, quelle cognitive, o entrambe.
Tra i danni alle funzioni motorie più comuni vi possono essere varie difficoltà di deambulazione, spesso dovute non tanto alla forza dei muscoli quanto a problemi di coordinazione; l’emiparesi (una paralisi di metà del corpo o del viso); e ancora, disturbi della deglutizione.
Tra le funzioni che classicamente appartengono alla sfera della cognizione, invece, un ictus può provocare disturbi del linguaggio, della percezione (per esempio il riconoscimento di visi e cose), della memoria e dell’attenzione. Meno note, ma spesso coinvolte, sono le funzioni esecutive, cioè quell’insieme di abilità che permettono di organizzare il comportamento. Sono le funzioni esecutive che, per esempio, ci permettono di riuscire a progettare una serie di azioni per arrivare un obiettivo, oppure a inibire, di fronte a un dato input, risposte automatiche ma che ci condurrebbero a errori.
In molti casi, superata la fase acuta, un recupero funzionale, ancorché spesso parziale, è possibile. Vediamo insieme quali sono le terapie di riabilitazione più indicate.
Riabilitazione dopo un’ischemia cerebrale e riabilitazione dopo un’emorragia cerebrale: quali sono le migliori opzioni?

Per quanto riguarda la riabilitazione dopo un ictus ischemico o emorragico, è importante tenere a mente che il danno alle funzioni motorie e il danno a quelle cognitive sono spesso interconnessi.
Di conseguenza, i metodi di riabilitazione post-ictus più moderni prevedono un approccio integrato. Non si lavora su funzioni isolate (anche se alcune tipologie di esercizi mirati, che “prendono di mira” una determinata funzione, sono in alcuni casi assolutamente necessari), ma si considera il deficit nel contesto più ampio dell’individuo nel suo insieme. L’obiettivo è un recupero funzionale che sia il più possibile pratico e mirato a ri-acquisire capacità e autonomia nella vita di tutti i giorni.
Un esempio di tale approccio integrato potrebbe essere un lavoro sulle funzioni esecutive (ne abbiamo parlato prima) affinché vi siano benefici anche per la capacità di programmare e coordinare i gesti necessari al movimento.
Alcuni esempi di approcci di riabilitazione integrati, che sono ormai seguiti dalla maggior parte dei professionisti, troviamo l’ETC (esercizio terapeutico conoscitivo o “metodo Perfetti”) e l’adattamento prismatico, una procedura visuo-motoria abbinata ad esercizi cognitivi.
Riabilitazione neurocognitiva post ictus: il caso dell’adattamento prismatico

L’adattamento prismatico contenuto in MindLenses Professional, è un esempio di approccio integrato alla riabilitazione cognitiva post-ictus.
Partendo dalle funzioni visuo-motorie tramite uno specifico protocollo di adattamento e coinvolgendo in seguito diverse funzioni cognitive tramite serious games progettati ad hoc, l’adattamento prismatico può essere usato per la riabilitazione post-ictus in caso di deficit di memoria, attenzione e linguaggio.
Nel prossimo articolo approfondiremo cosa è l’adattamento prismatico.
Se invece ti interessa conoscere meglio il protocollo medico per la riabilitazione dei pazienti che hanno subito un ictus, scopri MindLenses Professional.