L’adattamento prismatico è una tecnica di neuromodulazione non invasiva. Come tutte le altre tecniche di neuromodulazione, permette di stimolare la plasticità cerebrale. Il mezzo attraverso il quale si induce questa stimolazione sono dei semplici occhiali, caratterizzati da lenti tagliate a 45 gradi. Per effetto di questo taglio, le lenti prismatiche deviano il campo visivo. Indossando gli occhiali prismatici, quindi, ciò che si trova davanti al soggetto si sposta.
Continua a leggere l’articolo per scoprire come funzionano e perché sono così utili!
Storia dell’adattamento prismatico
Hermann von Helmholtz, celebre medico e fisico tedesco, è stato il primo a introdurre l’adattamento prismatico, a fine 1900. Von Helmholtz stava sviluppando una delle prime teorie della visione, che avrebbe contribuito alla comprensione della percezione visiva dello spazio e del colore.
Le lenti prismatiche supportavano la sua teoria sull’apprendimento percettivo. Von Helmholtz considerava la percezione come un’inferenza inconscia, sosteneva che le rappresentazioni del mondo potessero essere disconfermate da feedback provenienti da altri sistemi: esattamente l’incongruenza di cui parleremo tra il sistema visivo e le altre coordinate.
Successivamente, molti altri studiosi hanno approfondito l’utilità dell’adattamento prismatico. A partire dagli anni ’90, in particolare, è stato utilizzato come strumento per riabilitare la negligenza spaziale unilaterale (in inglese “neglect”). Il neglet è un disturbo associato a una lesione cerebrale emisferica, ed è caratterizzato dalla difficoltà di esplorare e prestare attenzione allo spazio circostante.
Tuttavia, i meccanismi neurali sottostanti l’adattamento prismatico sono rimasti poco chiari.
Come funzionano le lenti prismatiche?
Le lenti prismatiche creano uno spostamento laterale in inglese “shift” del campo visivo della persona che indossa le lenti. Questo spostamento modifica e altera il modo in cui il nostro cervello integra le informazioni che riceve dall’ambiente. Infatti, il sistema visuo-motorio percepisce un cambiamento. Tuttavia, gli altri sistemi di coordinate percepiscono che l’informazione sul mondo non è cambiata.
Questo porta ad una riduzione dell’affidabilità degli input visivi rispetto agli altri input derivanti dal corpo. L’adattamento prismatico è basato proprio su questo meccanismo e il motivo lo vedremo meglio nel prossimo paragrafo!
Come l’adattamento prismatico aiuta la plasticità?
Una volta indossate le lenti, l’adattamento prismatico utilizza una procedura chiamata pointing, che significa indicare. Il soggetto deve toccare con il dito dei punti in movimento sullo schermo, chiamati “stimoli target”.
Il paziente si trova a dover correggere la direzione in cui indica i target. La correzione applicata è alla base del funzionamento dell’adattamento prismatico. Pochi minuti di questo esercizio permettono di potenziare la neuroplasticità. In particolare, il cervello del paziente risulta più ricettivo per un certo periodo di tempo.
Recuperate l’altro nostro articolo sull’adattamento prismatico per approfondire questo aspetto!
Le alterazioni della rappresentazione generate dall’adattamento prismatico sono l’effetto di fenomeni plastici. Inizialmente le lenti prismatiche venivano utilizzate per la riabilitazione del neglect. Oggi sono molto adoperate per la riabilitazione cognitiva.
Il processo di adattamento prismatico parte da un livello basso del feedback visuo motorio. Successivamente, per un effetto di plasticità si trasferisce ai livelli più alti della rappresentazione spaziale.
Quali funzioni vengono riabilitate?
I livelli più alti coinvolgono, per esempio, l’attenzione. Essa viene deviata, in quanto segue la direzione del movimento. Allo stesso modo, l’adattamento prismatico ha effetto su altre funzioni. Tra esse: la memoria, il linguaggio, le abilità visuo spaziali e le funzioni esecutive. Infatti, è emerso che le lenti prismatiche potrebbero modulare l’eccitabilità corticale. Questo porterebbe ad effetti anche in aree corticali non direttamente legate all’attenzione spaziale.
A tal proposito, MindLenses Professional utilizza le lenti prismatiche insieme ai serious games proprio per potenziare l’effetto dello strumento. Nello specifico si tratta di 10 sedute di adattamento prismatico con l’utilizzo di diversi Serious Game. I serious games sono scelti a seconda delle funzioni specifiche da riabilitare. Si possono utilizzare in caso di declino cognitivo o nel caso di patologie specifiche dovute a ictus o traumi cranici. Inoltre, permettono un feedback costante e una grande interazione dispositivo-paziente.
Case study sull’adattamento prismatico
Se avete letto il case study sull’utilizzo di MindLenses nel trattamento dell’atassia ottica ne sapete qualcosa! ln questo studio si dimostra come il protocollo riabilitativo con adattamento prismatico ha migliorato le abilità visuo-spaziali, attentive, linguistiche ed esecutive della paziente. Queste evidenze sono supportate da dati preliminari di neuroimaging, che indicano un’aumentata connettività cerebrale nelle aree danneggiate. MindLenses, quindi, si presenta come uno strumento eccellente per riabilitare i deficit sia cognitivi sia visuo spaziali.
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Scopri MindLenses come protocollo completo per la valutazione cognitivaBibliografia sull’adattamento prismatico
Magnani, B., Caltagirone, C., & Oliveri, M. (2014). Prismatic adaptation as a novel tool to directionally modulate motor cortex excitability: Evidence from paired-pulse TMS. Brain Stimulation, 7(4), 573–579.
Danesin L., Giustiniani A., Ranzini M., D’Imperio D., Rigon J., Ferrazzi G., Menardi A., Meneghello F., Oliveri M., Vallesi A., Semenza C., Burgio F. (2022, January 27). A new approach in the treatment of Optic Ataxia: evidence from a single case study [Conference presentation]. European Workshop on Cognitive Neuropsychology 2022, Brixen, Italy.
3 Responses
[…] Una delle tecniche di riabilitazione maggiormente utilizzate per l’ictus è la neuromodulazion… Queste tecniche modulano l’attività dei nostri neuroni e stimolano la neuroplasticità. I fenomeni plastici avvengono nel cervello a prescindere da una stimolazione esterna ma quest’ultima ha la capacità di potenziarli! […]
[…] Una delle tecniche di riabilitazione maggiormente utilizzate per la riabilitazione cognitiva è la n… Queste tecniche modulano l’attività dei nostri neuroni e stimolano la neuroplasticità. […]
[…] MindLenses Professional, come sapete, anch’essa un protocollo di stimolazione cerebrale non invasiva tramite l’utilizzo di adattamento prismatico. […]