Quando si parla di invecchiamento non ci si riferisce solo all’avanzare dell’età, ma anche ai cambiamenti organici, cognitivi ed emotivi. Alcuni cambiamenti sono normali, altri patologici. Tuttavia, la distinzione tra invecchiamento fisiologico e patologico rimane una linea sottile, che cambia a seconda degli aspetti considerati. In entrambi i casi, la riabilitazione può fare la differenza. Continua a leggere per scoprire alcuni esercizi cognitivi per anziani!
Come funziona l’invecchiamento fisiologico?
Da uno studio molto famoso, il Seattle longitudinal study, è emerso che diverse funzioni cognitive subissero un deterioramento con l’età. Quando non era associato a patologie, il decadimento era minimo prima dei 65 anni e peggiorava dopo gli 80 anni. Tra le funzioni cognitive modificate, emergeva una riduzione delle funzioni esecutive, dell’attenzione, della memoria e del linguaggio. Ricordiamoci che le funzioni esecutive ci aiutano a pianificare e organizzare un comportamento. Azioni molto semplici come bere un bicchiere d’acqua coinvolgono le funzioni esecutive.
Quali modificazioni vediamo con l’invecchiamento?
A livello di attenzione si assiste a una maggiore difficoltà a mantenere l’attenzione e a dividerla su compiti diversi. A livello di memoria emerge una difficoltà nella rievocazione di informazioni autobiografiche e dimenticanze riguardo al posizionamento di oggetti e impegni. Quante volte abbiamo sentito dire di essere troppo vecchi per imparare qualcosa di nuovo? Quando invecchiamo la nostra capacità di fissare nuovi ricordi può essere compromessa, rendendo più difficile imparare. Non dimentichiamo più facilmente, è la codifica iniziale che richiede più tempo!
Riguardo il linguaggio, aumenta l’uso di circonlocuzioni, con circonlocuzione si intende quando non ci viene in mente una parola e ci “giriamo intorno”. L’informazione verbale non è persa, ma è più difficile da recuperare. Anche le abilità visuo spaziali sono ridotte, si assiste a un maggiore disorientamento spaziale. Emerge anche a una diminuzione del ragionamento e della flessibilità mentale, quindi una semplificazione dei ragionamenti e una difficoltà a passare da un concetto all’altro. Avvengono modificazioni anche a livello del tono dell’umore: cambiamenti d’umore senza ragioni apparenti, apatia e trascuratezza.
Al contrario, abilità e conoscenze ben apprese, accumulate e rese automatiche nel tempo sono “cristallizzate” e continuano ad essere funzionanti nell’invecchiamento cognitivo normale. Si parla di intelligenza cristallizzata e questa è insensibile al passare del tempo.
E a livello del cervello?
Nell’invecchiamento cerebrale normale avvengono vere e proprie modificazioni strutturali: il cervello diminuisce di dimensioni, avviene una riduzione delle dimensioni delle cellule e delle ramificazioni.
Frequentemente negli anziani ci sono anche problemi vascolari che spesso si traducono in ictus ischemici. Queste ischemie possono portare a disturbi specifici a seconda dell’area colpita. Un esempio, di cui abbiamo già parlato, potrebbe essere l’afasia: incapacità di esprimersi mediante la parola o di comprendere il significato delle parole dette da altri.
Per studiare l’invecchiamento è necessaria una valutazione multidimensionale che integri il quadro organico e psicologico dell’anziano, con informazioni sul suo stato cognitivo e funzionale.
Quali esercizi cognitivi scegliere?
Per progettare l’intervento riabilitativo e scegliere gli esercizi cognitivi corretti è necessario fare una valutazione cognitiva. Come abbiamo già detto, la valutazione cognitiva crea una fotografia della condizione cognitiva del paziente per evidenziare le abilità preservate e quelle danneggiate, su cui è importante lavorare. Nella valutazione cognitiva si analizzano diverse funzioni che noi tutti utilizziamo nella quotidianità, come il linguaggio, la memoria e le funzioni esecutive. Vediamo insieme alcuni esercizi cognitivi per anziani!
Cruciverba: logica e memoria
I cruciverba sono da sempre un passatempo che coinvolge più persone. Oltre che la socialità, questo gioco permette di allenare la logica, la memoria e le abilità visuo spaziali. Della validità dei cruciverba come esercizio cognitivo si è occupata un gruppo di ricercatori. Dallo studio condotto è emerso che l’utilizzo dei cruciverba ha ritardato il peggioramento della memoria, soprattutto nelle persone che stavano sviluppando demenza, quindi nel caso di invecchiamento patologico.
Allenare il linguaggio
Gli esercizi verbali sono molti e si possono svolgere in gruppo, a coppie o individualmente. Una persona conduce il gioco, stimolando tutti a rispondere, rispettando i tempi di ognuno. Questo aiuta a mantenere l’attenzione e la concentrazione sempre attive!
Esempi di queste attività possono essere:
- i pazienti devono elencare parole, nomi, verbi, aggettivi che iniziano con una determinata lettera;
- i soggetti devono completare alcune parole o frasi;
- si chiede di associare parole che si accoppiano per significato (simile al Serious Game di cui abbiamo già parlato).
E l’attenzione?
Come possiamo svolgere un compito, di qualsiasi tipo si tratti, se manca l’attenzione? L’esercizio cognitivo che vi proponiamo oggi per l’attenzione è il famoso “Occhio alla Bomba!”.
Il paziente deve toccare sulla linea che vedete gli stimoli indicati dalle istruzioni. Il soggetto dovrebbe toccare tutti gli stimoli tranne gli esagoni e fare attenzione alle bombe. Questo esercizio cognitivo allena l’attenzione sostenuta. Inoltre, è spinto a inibire l’azione rispettando le istruzioni: quindi a non toccare l’esagono.
Cerchi un centro specialistico a cui puoi rivolgerti per la riabilitazione con MindLenses?
Scopri i centri di riabilitazione che utilizzano MindLensesBibliografia sugli esercizi cognitivi per anziani
Friedman N. P., Robbins T. W. (2021). The role of prefrontal cortex in cognitive control and executive function. Neuropsychopharmacology. Volume 47, pages 72–89.
Pillai J. A., Hall C. B., Dickson D. W., Buschke H., Lipton R. B., Verghese J. (2011). Association of Crossword Puzzle Participation with Memory Decline in Persons Who Develop Dementia. Journal of the International Neuropsychological Society. Volume 17 , Issue 6 , pp. 1006 – 1013.
Schaie K. W., Willis S. L., Caskie G. L. (2004). The Seattle longitudinal study: Relationship between personality and cognition. Aging, Neuropsychology, and Cognition. Volume 11, Issue 2, 3.