Digital Health: Cosa è cambiato per la psicologia in Italia?
Lo abbiamo sentito ripetere fino allo sfinimento: la pandemia ha evidenziato la drammatica importanza del digitale nella nostra vita individuale e collettiva. In alcuni ambiti, come in quello della scuola, il massiccio ricorso al digitale è stato una soluzione temporanea. In altri, come quello della salute, il grande impulso verso la digital health causato dall’emergenza sanitaria sembra invece sia qui per restare.
Sappiamo che la salute mentale, psicologica e cognitiva degli italiani è stata messa a dura prova dai mesi di lockdown, dall’isolamento forzato, dalle difficoltà nel raggiungere gli abituali luoghi di cura e, durante le settimane più critiche, anche dall’interruzione forzata dei servizi.
Qui in Restorative ci siamo chiesti: in che misura la trasformazione digitale che sta attraversando la sanità tutta su impulso del COVID ha interessato (e interesserà in futuro) la pratica clinica delle professioni psicologiche? Qual era la situazione iniziale? Cosa è cambiato, dopo questo periodo, nell’offerta e nella fruizione di servizi digitali nelle cure psicologiche? Quali sono le opportunità per i professionisti e i loro pazienti?
In questo articolo proveremo a rispondere a qualcuna di queste domande. Ci baseremo sulle più recenti pubblicazioni scientifiche sull’argomento e sulla nostra esperienza, come azienda nata digital-first, a contatto quotidiano con i professionisti di questi ambiti.
Digital Health vs. Terapie Digitali: Facciamo chiarezza
Il trend della digital health comprende al suo interno pratiche e servizi molto diversi tra loro.
Come abbiamo spiegato in un articolo di qualche mese fa, all’interno del cappello digital health troviamo almeno le seguenti 4 applicazioni:
- la telemedicina (le visite a distanza, per intenderci);
- le applicazioni digitali per il benessere e la salute (su tutte citiamo le numerose applicazioni digital per il monitoraggio da remoto di parametri importanti per una data malattia, ma anche – fuori dall’ambito patologico – le app di fitness tracking, di mindfulness, ecc.);
- la digitalizzazione della gestione sanitaria (per esempio le cartelle cliniche in cloud, sistemi di reportistica e di data visualization per avere velocemente il quadro della salute del paziente, ma anche il tracciamento dei contatti che abbiamo imparato a conoscere durante il Covid);
- le terapie digitali, tecnologie che forniscono interventi terapeutici di provata efficacia (tramite trial clinici) per prevenire, gestire o trattare un disturbo medico o malattia (definizione Digital Medicine Society – Digital Therapeutics Alliance). Le terapie digitali sono rigorosamente regolamentate; in alcuni casi, rimborsate da servizi sanitari pubblici o sistemi assicurativi; e possono riguardare la gestione, la prevenzione o il trattamento vero e proprio di una condizione clinica o patologica.
Durante la pandemia, l’ambito delle cure psicologiche è stato interessato da cambiamenti in ciascuno di questi ambiti. Vediamo insieme qualche esempio.
Psicoterapia e Riabilitazione: La grande richiesta di telemedicina
Google è uno dei primi strumenti da consultare per avere insights su quello che stanno cercando gli Italiani. Nel nostro paese, i volumi delle ricerche su Google di termini come “terapie digitali”, “telemedicina” e soprattutto “servizi psicologici a distanza”, “servizi psicologici online”, e “psicologo online” sono più che triplicati rispetto a pre-pandemia (fonte Google Trends.)
Se pre-pandemia la psicoterapia online era una relativa rarità, ora è molto più comune. È infatti proprio la telemedicina (le visite da remoto) il primo ambito della digital health ad avere trovato un’immediata applicazione nell’ambito della classica talking therapy, con strumenti come Zoom e Skype. Esempio ne è unobravo, azienda che offre percorsi di sostegno psicologico a distanza e che proprio durante la pandemia ha visto una crescita esponenziale. (Incidentalmente, con noi di Restorative unobravo ha in comune un percorso di accelerazione dedicato alle start-up innovative a impatto sociale – vedi un articolo su Nòva24 de Il Sole 24 Ore).
Sempre nella telemedicina, ma questa volta nell’ambito specialistico della neuroriabilitazione, si colloca N-ROL, una bella iniziativa di riabilitazione a distanza avviata durante il primo lock-downa dal prestigioso Queen Square Institute of Neurology dello University College di Londra.

Una nota di colore: l’iniziativa è stata fondata da SameYou, fondazione benefica dell’attrice Emilia Clarke – la famosa Daenerys del Trono di Spade – che durante le riprese ha subito due emorragie cerebrali e che proprio grazie alla neuroriabiltazione ha potuto continuare a recitare.
Purtroppo, nel “Paese reale”, non sempre è stato possibile trasferire online le attività più delicate di intervento cognitivo o psicologico, soprattutto con i pazienti più fragili. Molti professionisti della riabilitazione che lavorano con anziani e bambini che abbiamo intervistato durante alcuni focus group organizzati a marzo 2021 (vedi sotto) ci hanno riportato di aver molto rallentato le attività, spesso a causa dell’impossibilità di continuare a eseguire interventi a domicilio.
Focus Terapie Digitali e Neuropsicologia
Per quanto riguarda le terapie digitali – a nostro modesto avviso l’applicazione più importante della digital health per impatto e potenziale trasformativo – l’ambito neuropsichiatrico si è confermato uno dei più terreni più fertili per lo sviluppo di queste tecnologie. Numerose caratteristiche delle terapie digitali, infatti, ben si prestano alla correzione di comportamenti disfunzionali tipici di molte patologie neuropsichiatriche croniche, anche quando declinate nei loro vari spettri: stiamo parlando di depressione, ansia, dipendenze, insonnia, schizofrenia, autismo, ADHD..
Quali sono queste caratteristiche? Citiamo dal numero speciale di Tendenze Nuove dedicato alle terapie digitali in Italia (grassetti nostri):
“Mentre il farmaco interagisce con la biologia del paziente, le terapie digitali interagiscono con i pensieri e i comportamenti di chi le utilizza. In questa prospettiva emerge un’altra caratteristica peculiare delle terapie digitali, cioè il coinvolgimento attivo e partecipativo del paziente e/o del caregiver, che assume rilevanza decisiva per gli esiti del percorso terapeutico.”
Aggiungiamo che molti software utilizzati come terapia digitale sfruttano meccanismi terapeutici mutuati dagli approcci cognitivo-comportamentali – un’azione focalizzata sui comportamenti volta a modificare pattern indesiderati (esempi, tutti esteri: LiteSprite, Wysa, Sooma Medical).
Il 2020 – anche nei mesi peggiori della pandemia – ha visto una grande spinta nel deposito di brevetti, avvio di trial clinici e finanziamenti a start-up dedicate allo sviluppo di terapie digitali in ambito neuropsicologico. Tra le terapie digitali nel settore neuropsicologico approvate nel 2020 dalle agenzie regolatorie citiamo Velibra, per i disturbi d’ansia, sviluppata dalla stessa società che, dieci anni fa, aveva sviluppato Deprexis, la prima terapia digitale al mondo per il trattamento della depressione; EndeavorRx, il primo videogioco a scopo terapeutico per il trattamento dell‘ADHD (disponibile solo negli Stati Uniti); e naturalmente il nostro MindLenses Professional, una delle prime terapie digitali del panorama italiano dedicato alla riabilitazione cognitiva, che ha di recente visto allargarsi il suo campo ufficiale di azione proprio all’ADHD.
Terapie Digitali nella neuroriabilitazione: la nostra esperienza

In Italia, purtroppo, non esiste un modello nazionale di gestione delle Terapie Digitali come invece è il caso di – per citare esempi virtuosi – Francia, Germania e USA.
Dal nostro “osservatorio privilegiato”, composto dal contatto quotidiano con i clienti di MindLenses Professional, dai già citati focus group con professionisti della salute mentale, psicologica e cognitiva, e dai numerosi webinar di divulgazione e formazione sulle terapie digitali condotti quest’anno, possiamo dire, però, che la voglia di terapie innovative c’è, eccome!
I risultati aggregati di uno sondaggio condotto nella primavera 2020 tra i partecipanti ai nostri webinar mostra come gli “strumenti di stimolazione cognitiva” siano al primo posto nella “lista dei desideri” dei professionisti, più di strumenti digitali di natura diagnostica o gestionale come reportistica e testistica.
Se sei un professionista della salute cognitiva o della riabilitazione e ti piacerebbe sapere dare inizio al tuo processo di trasformazione digitale, nell’attesa di un prossimo blog post sull’argomento, puoi partecipare al nostro webinar di venerdì 3 settembre o prenotare un appuntamento con noi per una consulenza gratuita e personalizzata sui tuoi bisogni.